Possono le piccole isole italiane diventare isole sostenibili? E' questa la domanda alla quale risponde un dettagliato rapporto dell’Osservatorio Isole Sostenibili promosso da Legambiente e CNR. La risposta è interlocutoria: la partita è ancora tutta da giocare, e se si fanno per tempo i giusti passi, si può ancora vincere.
Lo studio dell’Osservatorio Isole Sostenibili di Legambiente svolto in collaborazione con l’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA) per calcolare il livello di sostenibilità di 26 isole minori è naturalmente molto aticolato e basato sull'analisi di diversi parametri: consumo di suolo, gestione dei rifiuti e dell’acqua, sviluppo delle rinnovabili, mobilità sostenibile e aree naturali protette. Si tratta di realtà molto vunerabili proprio per le loro dimensioni, più esposte di altri territori agli effetti del cambiamento climatico. In più sono territori in molti casi per anni abbandonati a loro stessi, dove si sono accumulati decenni di ritardi, sul fronte dell'efficentamento energetico, della gestiione virtuosa dell'acqua....che hanno compromesso il raggiungimento di un livello soddisfacente di sostenibilità.
Capri e Sant’Antioco sono le capofila della sostenibilità (62% e 60%); seguono il Giglio (57%), le Tremiti (55%), San Pietro (54%) e Ustica al 53%. Al di sotto del 40% di collocano Ischia, le Eolie e La Maddalena. Salina, trattata a parte rispetto alle altre isole delle Eolie, ha un indice complessivo di sostenibilità sotto al 20%.
La risposta a questi ritardi è nell’innovazione e nel coinvolgimento delle comunità locali chiamate a diventare protagoniste della gestione rinnovabile del territorio. Di pari passo deve esserci un cambiamento culturale, pensarsi non più sempèlicente come un luogo di turismo di mare e trasformarsi in centri culturali, di ricerca e di innovazione. Più nel concreto lo studio avanza quattro proposte: istituire una cabina di regia unica presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per dare supporto e indirizzo a chi amministra i territori isolani; realizzare una road map che porti le piccole isole a essere 100% rinnovabili entro il 2050; promuovere politiche di adattamento alla crisi climatica partendo da un piano di azione per la rigenerazione urbana degli spazi e degli edifici senza altro consumo di suolo e per evitare ulteriori sprechi e perdite di acqua; coordinamento unico sulla gestione dei fondi del PNRR puntando prioritariamente sull’efficientamento e rafforzamento della gestione dei rifiuti per una migliore qualità del servizio e per ridurre a monte la produzione di scarti.