Londra sta per chiudere un capitolo lungo 140: come stabilito nel 2021, entro il 30 settembre, la Gran Bretagna spegnerà anche l’impianto di Ratcliffe-on-Soar, l’ultima delle sue centrali a carbone, in grado di generare elettricità per circa 2 milioni di persone. Un beneficio innegabile, che sull'altro piatto della bilancia mette però 8-10 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, che ne fanno una delle centrali più inquinanti d’Europa.
Con lo spegnimento dell’ultima delle sue centrali a carbone, la Gran Bretagna è il 1° paese del G7 a onorare l’impegno sullo stop al carbone.L'uscita dal carbone del regno Unito è stata rapidissima: nel 1990 il carbone forniva l’80% dell’elettricità del paese. Nel 2010 era ancora al 30%. Quota crollata ad appena l’1% nel 2023. L’anno scorso il mix elettrico era composto al 34,7% dal gas, al 32,8% dall’eolico e dal solare, all’11,6% dalla bioenergia e al 13,8% dal nucleare.
Secondo le principali analisi internazionali, l’abbandono totale del carbone, nel rispetto degli accordi di Parigi, è un elemento imprescindibile per una transizione energetica capace di tenere il riscaldamento globale sotto 1,5°C. In particolare, per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Entro il 2030 l’uso globale del carbone nella produzione di elettricità deve scendere dell’80% rispetto ai livelli del 2010. Tutte le centrali elettriche a carbone devono essere chiuse, al più tardi, entro il 2040. In Italia sono 6 gli impianti a carbone in funzione. Per 4 lo stop scatterà nel 2025, per i restanti 2, situati in Sardegna, lo stop è previsto tra il 2026 e il 2028.